Saif ul -Malook è un avvocato pakistano di fede musulmana divenuto noto in tutto il mondo per aver difeso alcuni concittadini cristiani ingiustamente accusati di blasfemia e condannati alla pena di morte ai sensi dell’art. 295-C del Codice pakistano.
Il primo caso di interesse internazionale con il quale l’Avv. ul-Malook si è trovato ad avere a che fare è quello di Asia Bibi.
Asia Bibi: una vicenda che ha indignato il mondo
E’ una domenica d’estate del 2009 quando Asia Bibi, giovane lavoratrice agricola di fede cristiana, madre di cinque figli, fa una piccola pausa dal lavoro nei campi per bere un po’ di acqua da un pozzo. Alcune compagne di lavoro musulmane vedendola l’accusano di aver contaminato l’acqua, in quanto «infedele cristiana» e quindi «impura». Nasce una discussione all’esito della quale Asia è ingiustamente accusata di blasfemia dalle sue colleghe e denuncia alla pubblica autorità.
I giorni seguenti sono drammatici: Asia è sequestrata, chiusa in uno stanzino, violentata e, infine, benché contro di lei non ci sia nessuna prova, è arrestata e condotta in carcere dove rimane per ben 8 anni, mentre il diritto di difesa pare un miraggio.
I processi farsa e la minaccia dei fondamentalisti
Gli avvocati pakistani assumono malvolentieri la difesa di Asia Bibi perché temono di esporsi alle ritorsioni e attacchi dei fondamentalisti islamici. Infatti, quanti hanno cercato di opporsi alle leggi sulla blasfemia sono stati assassinati. Persino il governatore del Punjab Salmaan Taseer e un giudice dell’alta corte che aveva assolto un imputato per blasfemia sono stati uccisi. C’è paura.
La situazione è drammatica e i processi si svolgono come delle farse. In primo grado Asia è condannata alla pena capitale. La sentenza è confermata a ottobre 2014 in secondo grado. In seguito a tale pronuncia, uno degli avvocati della donna, lamenta gravissime irregolarità nel processo, affermando che all’interno del tribunale il cancelliere avrebbe puntato una pistola alla testa dell’avvocato difensore. Porta inoltre prove del fatto che, in casi di accuse di blasfemia, i cristiani vengono trattati in modo differente dai musulmani.
Ul-Malook il coraggio di difendere a rischio della propria vita
Il destino di Asia pare ormai scritto quando la sua difesa viene coraggiosamente assunta dall’Avv. ul-Malook, che, mettendo a rischio la propria vita, pur di salvare quella di un innocente, fa ricorso alla Suprema Corte del Pakistan. Le argomentazioni e gli elementi di prova raccolti dall’Avv. Saif ul-Malook sono inconfutabili e mettono bene in evidenza le molteplici contraddizioni e incoerenze presenti nella sentenza impugnata, nonché l’innocenza di Asia.
La Corte Suprema del Pakistan, fatta una valutazione sommaria sull’ammissibilità del ricorso, accetta di esaminare il caso e, nel 2015, il Presidente Saqib Nisar, un coraggioso musulmano, barricato nel tribunale blindato dalla polizia in tenuta antisommossa, pronuncia la sentenza definitiva nella quale dichiara che “ci sono contraddizioni nelle testimonianze e mancano prove oltre ogni ragionevole dubbio“, pertanto “la pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta delle accuse“.
In difesa di una coppia cristiana
Alla vittoria riportata nel processo che vedeva imputata Asia Bibi è seguita l’assunzione da parte dell’Avv. ul-Malook della difesa di una una coppia cristiana pakistana condannata alla pena di morte con l’accusa di aver inviato degli SMS in lingua inglese aventi contenuto blasfemi e ingiurioso ai danni del Profeta Maometto e di un imam locale.
Anche in questo caso, l’Avv. ul-Malook ha impugnato la sentenza di condanna emessa in primo grado dinanzi all’Alta Corte di Lahore, dimostrando che la coppia non poteva aver inviato i suddetti SMS dal contenuto blasfemo perché entrambi i coniugi sono analfabeti e non parlano inglese. Si tratta di prove di pronta soluzione che lasciano intuire la superficialità con cui si erano svolte le indagini da parte delle autorità competenti e il processo di primo grado e di fronte alle quali l’Alta Corte di Lahore non ha potuto che pronunciare sentenza di assoluzione.
Difendere il prossimo prima che se stessi
Il successo riportato dall’Avv. ul-Malook nei processi a carico di Asia Bibi e della predetta coppia cristiana, ha fatto di lui il principale difensore dei diritti dei pakistani ingiustamente accusati di blasfemia, ma l’ha altresì reso bersaglio delle minacce degli estremisti religiosi.
Per tale ragione Saif ul-Malook si è visto costretto a girare scortato da guardie del corpo e, addirittura, lasciare il Pakistan per sfuggire ad attacchi rivolti alla sua persona.
Egli, tuttavia, non si è mai pentito delle scelte fatte: “La mia vita è distrutta, ma non mi sono mai pentito di aver difeso Asia Bibi. Non ho rimpianti e se domani un altro cristiano mi chiedesse di difenderlo da un’accusa di blasfemia, lo aiuterei senza pensarci un attimo. Per un avvocato la vita, la libertà e la famiglia sono priorità che vengono dopo i doveri della professione; mentre svolgiamo questi doveri per i nostri clienti null’altro deve interessarci”.
A chi poi gli chiede perché da musulmano ha deciso di mettere a rischio la sua vita per difendere una donna cattolica, risponde: “Non è una questione di religione, ma di un caso dove l’evidenza non c’era, lo stesso vale per i medici o qualunque altro serio professionista. Davanti a un’accusa falsa, non ho chiuso gli occhi. Io credo che la libertà di parola non significhi che uno è autorizzato a insultare gli altri dei o profeti, quindi non sono contrario alla legge sulla blasfemia ma sulle sue errate applicazioni“.
Studio Legale G.O.D. – Avvocati Lucca